All’Osteria “I Somari” c’è molto da imparare

“De Remigis per noi non è solo un “nome”, è un partner che offre qualità ma con cui è possibile avere un rapporto diretto, perché non hanno perso un certo modo di gestire l’azienda che favorisce anche un alto livello di servizio”.

A parlare è Carmelo D’Anastasio, titolare insieme a Stefano Di Felice dell’Osteria “I Somari” a Pescara: due giovani che, quattro anni fa, hanno deciso di lasciare in tutto o in parte il loro lavoro (Stefano è ancora un geometra, ma dedica all’Osteria metà giornata) per abbracciare un nuovo modo di fare ristorazione, da cui c’è molto da imparare, soprattutto per chi pensa che i ristoranti siano “tutti uguali”.

La prima lezione è, appunto, sulla serietà: Stefano segue tutta la parte organizzativa e Carmelo con la stessa dedizione va in giro per l’Italia e l’Europa alla scoperta di quei particolari che poi in cucina mostrano tutta la loro importanza.

“Siamo un’osteria nel senso stretto del termine – ci dice Carmelo – se parliamo del menù: poche cose, fatte bene, da una cuoca che lavora da cinquant’anni ai fornelli e che rappresenta la memoria della tradizione culinaria abruzzese: le polpette cacio e uovo, la scamorza alla brace e le pizzondelle farcite, per intenderci, sono da manuale. Facciamo un’eccezione solo per gli spiedini di fegato e pollo, che affianchiamo ai classici arrosticini, perché siamo vicini alla stazione ferroviaria e non di rado ci chiedono…delle variazioni sul tema”.

Se invece l’attenzione si sposta su olio, vino ed amari, “allora il menù non esiste ed i nostri clienti sanno che ogni sera possono trovare delle novità”.

Seconda lezione, sapersi distinguere.

Pur non essendo un’osteria gourmet, “I Somari” è l’unico locale cittadino ad avere una “genzianeria”, una teca all’interno della quale ci sono otto tipi di genziana differenti. L’enoteca certo non è sprovvista di Montepulciano, ma si possono trovare anche vini degni…di un sommelier. I tipi di olio, al momento, sono ben sette: c’è ad esempio la tipologia “tortiglione”, un’antica varietà olivicola diffusa nel territorio di Teramo e in parte a Pescara, dal gusto amaro e piccante, ma anche il “leccino”, altrettanto famoso ma dal sapore opposto: “Da noi anche gli amari sono una sorpresa”.

Terzo lezione, creare spazi d’incontro.

Il locale, con un’area esterna recentemente inaugurata e quanto mai utile nel periodo post-Covid, ha uno stile minimalista, semplice ma gli arredi sono pezzi unici: “Mio padre aveva una falegnameria storica a Pescara e dunque ogni tavolo è di massello e ferro, disegnato da noi ed inserito in un contesto in cui prevale il legno. Il risultato, a detta dei clienti, è piacevole”.

“De Remigis per noi è “la base” – conclude Marco – perché tutti i formaggi e tutti i salumi provengono da lì: spesso ci propongono prodotti di nicchia, innovativi e noi siamo pronti a farli provare”.

Quando un ristorante diventa un posto “piacevole” in cui mangiare e bere qualcosa di unico, oppure potersi affidare alla tradizione culinaria abruzzese, è da prendere ad esempio come…base per poter intraprendere un’attività imprenditoriale nel settore della ristorazione.