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Una storia che ne racchiude un’altra e che permetterà alla De Remigis di scrivere altre pagine di cronaca, presente e futura, partendo da una tradizione vissuta con passione: è quella di  Sergio De Remigis, che ricorda con nostalgia e con chiarezza i primi giorni del 1977, in cui prese le redini dell’azienda, che a sua volta s’ispirava al lavoro iniziato dieci anni prima da Romualdo De Remigis.

“Quando decisi – ricorda – di dirigere la De Remigis Casearia dopo una breve gestione da parte di una cooperativa non ci pensai due volte: sarà stato per l’entusiasmo giovanile, oppure per il fatto che potevo continuare a fare quel lavoro che mi piaceva tanto da bambino”.

Sergio, da piccolo, al suono della campanella si alzava velocemente dal banco e si allontanava dalla scuola per andare a vedere il padre che, da allevatore, preparava con cura la “materia prima” e realizzava il suo formaggio: “mi piaceva tutto, vedere il formaggio da liquido diventare solido, guardarlo stagionare, capire come poteva cambiare il sapore”.

Con sua moglie Anna e suo fratello, Sergio iniziò così a preparare e vendere ai grossisti della zona e nei mercati quel Pecorino d’Abruzzo De Remigis, che da quarant’anni è il simbolo del lavoro della famiglia e che già in quel periodo era molto ricercato anche dai ristoratori locali: “si lavorava davvero tanto: il latte arrivava nelle vasche riscaldate e la cagliata si inseriva, a mano, nei cestini di giunco, poi le forme si portavano in un cassone di stufatura. Raggiunto il Ph giusto, il formaggio si faceva raffreddare ed il giorno dopo veniva salato a mano, mentre con il siero si realizzava la ricotta. Non producevamo più di 350 forme al giorno, al massimo, che erano però quasi tutte già vendute”.

Il formaggio ha successo, i grossisti diventano sempre più esigenti, arrivano i primi contatti con la Grande Distribuzione e “nel 1985 investimmo in 400 metri di capannone, con all’interno l’impianto di pastorizzazione, vasche di ricevimento latte, centrifuga, frigoriferi esterni e strumenti per il controllo dell’umidità e temperatura”.

Il controllo di gestione conferisce al più famoso prodotto aziendale, il Pecorino, quella caratteristica occhiatura e permette di far nascere la linea pastorizzata: “questo non vuol dire che il nostro lavoro si fosse ridotto, anzi proprio in quegli anni provando più e più volte con i nostri ceppi di latte siamo arrivati a selezionare il gusto dolce del Pecorino ed il ceppo originale De Remigis è alla base della lavorazione pastorizzata odierna”.

L’investimento permise di ampliare la gamma produttiva dell’epoca del 30% e di dare al consumatore finale quella sicurezza, prevista anche dalla normativa, che la lavorazione pastorizzata garantiva.

L’ulteriore successo imprenditoriali porta la De Remigis al 1996, “quando il nuovo stabilimento che aprimmo fu su una superficie di 3200 metri, in cui adeguammo tutto alle nuove richieste di mercato: le vasche di ricevimento latte passarono da 100 a 500 quintali, gli impianti di pastorizzazione arrivarono a 100 quintali all’ora, mettendo in linea tutti gli impianti in modo automatizzato”.

Da quel giorno, la sua azienda non si è mai fermata.

Nel 2010, un nuovo stabilimento di circa 1400 metri quadri sito nella Zona Industriale S. Atto  a Teramo produce mozzarella lavorando esclusivamente latte vaccino: Fior di Latte, bocconcini, nodini, ciliegine.  Oltre la mozzarella, l’offerta riguarda altri freschi quali la giuncata di mucca, i tronchetti anche speziati , la ricotta di latte, le ricotte, ed inoltre, le appassite e le caciotte stracchinate.

“Tutte le volte che qualcuno – conclude Sergio De Remigis – mi parla del gusto inconfondibile del nostro Pecorino, rispetto ad altri formaggi che magari hanno un retrogusto amaro, mi torna in mente il lavoro fatto finora e penso che, al di là di alcuni momenti di difficoltà, come quelli successivi alla morte di mio padre, abbiamo sempre avuto dentro di noi la forza di andare avanti grazie a quel mondo di tradizioni e saggezza racchiuso nella storia della famiglia De Remigis e, oggi, di tutti i suoi prodotti”.

Mezzo secolo fa, era l’alimento più importante durante la transumanza dei pastori, il risultato della scelta di pascoli erbosi che davano al prodotto aromi sempre diversi.

Oggi, il formaggio pecorino abruzzese ideale continua ad essere un prodotto di punta della gastronomia regionale.

Il suo latte arriva da allevamenti affidabili, certificati, di cui si conosce tutto, da sempre.

Refrigerato in silos dedicati, il giorno dopo il suo arrivo viene pastorizzato e subito lavorato.

Il pecorino viene poi trasferito nella “camera calda” per la stufatura, ad una temperatura tra i 24 ed i 40 gradi: ventiquattr’ore dopo, alla maturazione segue una salatura e l’asciugatura, più o meno lenta, in base al tipo di prodotto che si vuole ottenere.

Questo Pecorino d’Abruzzo è occhiato, come nella migliore tradizione, dolce ed a pasta leggermente molle, lo si ritrova ovunque nel menù: in abbinamento alle marmellate, con le verdure, con le carni e con un buon vino bianco.

Lavorato a mano, con un processo a bassa tecnologia che segue la tradizione regionale, resta da chiedersi se questo pecorino abruzzese ideale esista davvero.

La risposta, per fortuna, è “sì”: “Tutti sono d’accordo. Da più di quarant’anni – Marco, responsabile della produzione ed appartenente alla terza generazione della famiglia De Remigis al lavoro in azienda, ne è orgoglioso – grande distribuzione e ristoratori se lo contendono, è il nostro prodotto d’eccellenza”.

Il nuovo sito De Remigis Distribuzione viene messo in Rete in un momento che mai avremmo immaginato: un periodo in cui una tremenda pandemia sta costringendo più di tre miliardi e mezzo di persone in isolamento, con un milione di contagiati solo all’inizio del mese di aprile.

Naturalmente, il nostro è un segnale di speranza.

Naturalmente, vogliamo che questo diventi uno strumento in più per continuare a dialogare con i nostri fornitori, agenti e clienti.

C’è però un motivo in più, una ragione che ci ha spinto a non rinviare l’appuntamento con il Web: la volontà di utilizzare questo strumento per ringraziare tutti coloro i quali continuano a lavorare con noi e per noi anche tra mille difficoltà, ansie, timori per il futuro.

Ai nostri dipendenti, che continuano a lottare per la qualità dei nostri prodotti.

Ai nostri fornitori, che continuano a garantirci prodotti di eccellenza.

Ai nostri clienti della Grande Distribuzione, che continuano a sceglierci anche adesso, mentre sono chiamati a svolgere un ruolo tanto importante per la Nazione.

Ai nostri ristoratori, che non possono continuare a lavorare ma sanno quanto saremo loro vicini al momento della riapertura.

Dobbiamo tutti dare di più, noi daremo di più: questo sito sarà un modo per essere #distantimavicini.

Fattoria Toccaferro è il format enogastronomico più innovativo che Pescara abbia conosciuto negli ultimi cinque anni.

Da quando, nel 2015, venne inaugurato il primo ristorante, da 70 coperti, nella zona universitaria, in via Falcone e Borsellino, l’idea di Daniele Capperi e sua sorella Federica Capperi si è fatta strada, a suon di proposte innovative legate alla tradizione culinaria abruzzese, fino all’attuale sviluppo: altri tre locali tra zona università, pieno centro (in via Firenze) con un ristorante e il Panettiere e la Massaia, a due passi da Piazza Salotti in via Regina Margherita per colazioni, pranzi e cene veloci:  ultimo, solo in ordine cronologico, il ristorante a Chieti scalo, all’interno del centro commerciale Megalò.

“La costante dei nostri ristoranti – ricorda Daniele Capperi – è la presenza del banco macelleria, dei formaggi, la dispensa dei prodotti e la bottega di ortofrutta, perché vogliamo che i clienti apprezzino e provino in tempo reale i prodotti che noi scegliamo, le nostre materie prime a km zero e che privilegiano la filiera corta”.

Fattoria come bottega, dunque, “Toccaferro” per seguire una vena scaramantica che ha portato evidentemente fortuna ai fratelli Capperi: nel punto vendita il Panettiere e la Massaia si producono pane e pasta all’uovo che vengono distribuiti agli altri ristoranti ed anche venduti al pubblico, con in più un reparto pasticceria e la possibilità di una “ristorazione smart”.

La capacità di variare i menù, grazie alla tradizione abruzzese che in cucina è praticamente infinita, si sposa con la fedeltà dei due imprenditori alle proprie radici: “avremmo potuto aprire a Milano, ma abbiamo preferito espanderci a Chieti e Pescara, perché puntiamo sul territorio”.

Per fare in modo che “da noi si mangi il sapore”, Fattoria Toccaferro ha tra i suoi partners l’azienda De Remigis, “un’azienda con la quale condividiamo i valori di identità territoriale e tradizione. I loro prodotti sono frutto di cura ed attenzione che si tramandano di generazione in generazione, un po’ come accade a noi che, nel pensare ai nostri menù, abbiamo sempre in mente i nostri nonni, la loro saggezza e l’amore per la nostra terra”.

Il rapporto con De Remigis “è ormai consolidato, una realtà che consideriamo non solo affidabile, sotto il profilo commerciale, che si distingue anche per il rispetto delle tempistiche e l’attenzione al servizio, due elementi fondamentali come la qualità della loro offerta: la consideriamo amica, perché condivide i nostri stessi valori, lo stesso amore per la nostra terra. Siamo certi che saranno con noi anche in futuro, quando cercheremo di realizzare un altro sogno: la costruzione di una vera Fattoria, con un allevamento e campi coltivati, che possa ospitare turisti e scolaresche in gita: naturalmente, ci sarà anche un ristorante”.

“Siamo stati subito colpiti – ricorda Romualdo De Remigis – da due giovani così convinti di saper coniugare un’idea imprenditoriale innovativa con il gusto di far rivivere, in ogni piatto, le tradizioni familiari abruzzesi: anche noi, in fondo, vogliamo tramandare una tradizione fatta di piccoli gesti e grandi attenzioni per la nostra terra. Fattoria Toccaferro ha con noi un’affinità che affonda le sue radici nel carattere tenace della gente d’Abruzzo che ha portato Daniele e Federica ad avere così tanto successo in un mercato complesso come quello della ristorazione regionale”.

Soffione di ricotta

Tradizione e innovazione: Alessandro Marotta è chef e responsabile del punto vendita “Fattoria Toccaferro” in Via Falcone e Borsellino a Pescara. I clienti del ristorante “apprezzano la nostra cucina nel suo complesso con un’attenzione particolare per la carne alla brace, che preserva il sapore della nostra carne. Curiamo particolarmente i fornitori, che sono locali perché conosciamo la qualità del loro lavoro che sa preservare la tradizione culinaria abruzzese”.

“I prodotti De Remigis sono veramente ottimi, esaltano l’eccellenza dei sapori del territorio e, proprio per questo, la ricetta che voglio proporre riguarda uno dei dolci più famosi della tradizione abruzzese, che ho imparato da mia nonna: il soffione di ricotta”.

Gli ingredienti

Per la pastasfoglia

  • 300 gr. di farina 00
  • 2 uova + 1 tuorlo
  • 4 cucchiai di zucchero
  • 4 cucchiai di olio di semi
  • 1 bustina di lievito

Per la farcitura

  • 500 gr. di ricotta De Remigis (di mucca, mista, preferibilmente di pecora)
  • 4 tuorli d’uovo
  • 4 albumi
  • 5 cucchiai di zucchero
  • la buccia grattugiata di un limone (in alternativa, liquore “Strega”)

Si lavora l’impasto, fino ad ottenerlo elastico e morbido e si fa riposare, a temperatura ambiente, avvolto in una pellicola.

Per la farcitura, si aggiungono alla ricotta (ben asciutta) i quattro tuorli, cinque cucchiai di zucchero e la buccia grattugiata di un limone intero: una volta, al posto del limone si usava un particolare tipo di liquore, lo “Strega”. Una volta mescolati questi ingredienti, si aggiungono gli albumi, precedentemente montati a neve.

Successivamente, viene stesa la sfoglia dello spessore massimo di 2, 3 millimetri e ci si fodera lo stampo, già imburrato e infarinato. Lo stampo si riempie con la farcitura e si chiude simulando dei “pizzicotti” sulla superficie: la cottura dev’essere fatta per un’ora a 180 gradi, per raggiungere la giusta doratura. Poi, basta aspettare che il dolce si asciughi, in un tempo che corrisponde a quello in cui il forno si raffredda.

(livello di difficoltà 1)

Per preparare uno dei piatti tipici più gustosi della tradizione abruzzese, avete bisogno di 200 grammi di pane raffermo: fatelo a pezzetti e lasciatelo ammorbidire con del latte in un piccolo recipiente per circa 30 minuti. Quando il pane avrà assorbito il latte, aggiungete pecorino, parmigiano e grana padano, poi mescolate il tutto. Poi, mentre state amalgamando a mano, aggiungete uova e prezzemolo nel formare le “pallotte”.

Nel frattempo, in una padella fate scaldare l’olio extravergine di oliva, rosolate uno spicchio d’aglio e aggiungete la passata di pomodoro: questo sugo va fatto cuocere per un quarto d’ora circa, poi tenuto comunque in caldo.

Le pallotte vanno fritte e, una volta dorate, passate nella pentola del sugo: dopo pochi minuti, servite in tavola.

INGREDIENTI PER 20 PALLOTTE

– 150 g pane raffermo

– 200 g pecorino stagionato

– 3 uova intere

– 1 spicchio d’aglio

– salsa di pomodoro

– cipolla

– olio per friggere

– prezzemolo q.b

– pepe q.b

– un pizzico di sale

Il capoluogo di provincia ha origini antiche, riconducibili ai Piceni ed ai Petruzi, dai quali deriva il nome Abruzzo (Aprutium). Dopo il dominio romano, la città venne saccheggiata dai Visigoti nel 410 e, dopo la sua rifondazione, sottomessa dai Longobardi ed annessa ai marchesati di Fermo e poi Spoleto. Nel 1140, entrò a far parte del Regno di Napoli ed ebbe uno sviluppo durante la dominazione angioina fino al 1395, quando sotto il dominio del ducato di Atri iniziò invece un declino aggravato dal terremoto del 1380 che né l’arrivo dei francesi e nemmeno quello degli spagnoli riuscì ad arrestare.

Nel Settecento, la città fu saccheggiata dai francesi; nel 1806 divenne capoluogo della provincia “Abruzzo Ultra I”, che mantenne anche dopo il Congresso di Vienna (1816) e fino all’Unità d’Italia. L’attuale territorio di cui Teramo è capoluogo di provincia venne delineato nel 1927.

DA VISITARE

  • Duomo di Santa Maria Assunta
  • Santuario della Madonna delle Grazie
  • Chiesa di Sant’Agostino
  • Chiesa dei Cappuccini
  • Palazzo-Casa dei Melatino
  • Palazzo Mancini
  • Palazzo ex Banco di Napoli
  • Palazzo Pompetti
  • Casa Urbani
  • Casa Catenacci ed ex teatro Corradi
  • Borgo Medioevale e Castello Della Monica

Siti archeologici

  • Teatro romano
  • Anfiteatro romano
  • Necropoli di Ponte Messato
  • Domus e Mosaico del Leone
  • Sito archeologico di torre Bruciata
  • Sito archeologico di largo Madonna delle Grazie
  • Domus di Vico delle Ninfe

Pecorino ottima scelta (di nicchia)

Il Pecorino Abruzzese è una delle specialità più note dell’Azienda Casearia De Remigis ed è tra i formaggi preferiti dai ristoratori che hanno scelto De Remigis, tra i più selezionati dai clienti della GDO.

Eppure l’indagine a cura di Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, ha sottolineato nel suo “Rapporto sul Mercato dei formaggi pecorini” che il settore ovicaprino rappresenta l’1% del valore della produzione agricola nazionale nel 2018.

Secondo la ricerca, i consumatori cercano nei formaggi pecorini gusto, consistenza ed aroma ed a seguire il territorio d’origine. Il pecorino “ideale” è caratterizzato da una pasta semidura, mentre il gusto è equamente suddiviso tra i formaggi pecorini dal gusto saporito, soprattutto nel Nord-Est, un gusto dolce oppure equilibrato (Nord-Ovest) e un gusto intenso o piccante, specie nel Centro e nel Sud. Le varietà del Pecorino De Remigis coprono l’intero orizzonte del gusto, dal sapore delicato del Pecorino d’Abruzzo “etichetta verde” al sapore forte del Pecorino semistagionato.

Ricotta, il formaggio più nutriente che ci sia è sempre pronto

Ricotte e ricottine De Remigis: prodotti tradizionali aziendali sempre pronti e sempre disponibili. Nel tempo (si spera breve) che intercorre tra la lettura della notizia e la stipula dell’ordine, vale la pena di ricordare che la ricotta è uno dei formaggi più nutrienti che esistano.

La bontà delle Ricotte De Remigis è un aspetto sul quale possiamo spendere poche parole: perché le conoscete, avete fiducia nei processi che portano alla produzione di un formaggio sano, i vostri clientia loro volta lo apprezzano e ve lo comunicano.

Le nostre ricotte, però, meravigliosamente morbide ed inconfondibilmente granulose, hanno poco sodio e, in alcuni casi, molto magre. Contengono vitamina A, nota per i suoi effetti benefici per lo sviluppo delle ossa, vitamina B (soprattutto B12, indispensabile per il metabolismo energetico) e zinco, che ha una funzione importante per il corretto funzionamento del sistema ormonale.

Pensavate che le nostre ricotte fossero solo “buone”?